Programma:
9,00-Registrazione
9,15-Saluti istituzionali:
-Direttore CREA-FL Arezzo Prof. Piermaria Corona,
-Presidente ODAF Arezzo Dott. Forestale Rudy Becciolini,
9,30-Introduzione al seminario: Prof. Roberto Mercurio iscritto ODAF AR.
9,45-Dott.Raoul Romano, CREA-Politiche e Bioeconomia, Roma: NRL: l’attuazione in Italia.
10,30-Dott. Fulvio Ducci, CREA-FL, Arezzo, Principi di gestione dei materiali genetici per attuare la NRL.
11,15-Colonnello Alberto Veracini, Comandante del Reparto Carabinieri Biodiversità di Pieve Santo Stefano
(Arezzo), responsabile del Centro Nazionale Carabinieri Biodiversità e del Vivaio forestale “Alto Tevere”: Le
azioni di conservazione della biodiversità forestale del Centro Nazionale Carabinieri Biodiversità.
12,00- Prof. Roberto Mercurio, docente di Restauro dell’Ambiente Forestale, Università della Tuscia,
Viterbo NRL: una via sostenibile e pragmatica al restauro dei sistemi forestali degradati.
12,45 -Dibattito
13,00 -Conclusioni e prospettive per i Dottori agronomi e forestali: Prof. Roberto Mercurio
Qui di seguito la registrazione video (Cliccate sul link):
https://drive.google.com/file/d/1LQ1GHZhxQlXdd7Rjp9his5LAkrQg2j0A/view?usp=sharing
Riepilogo (tratto da Gemini)
Il webinar ha visto la partecipazione del Dottore Forestale Rudy Becciolini, del direttore del CREA Prof. Piermaria Corona, del Professor Roberto Mercurio, del dottor Raoul Romano, del Colonnello Alberto Veracini e del Dottore Forestale Fulvio Ducci, i quali hanno discusso della recente legge europea sul ripristino della natura, della collaborazione tra l’Ordine e il CREA, e dell’importanza della genetica nel restauro forestale, evidenziando le sfide e le opportunità per l’Italia. Il Centro Nazionale Carabinieri Biodiversità, presentato dal Colonnello Alberto Veracini, svolge un ruolo cruciale nella raccolta e conservazione del materiale genetico, con un importante coinvolgimento nel PNRR attraverso un’applicazione per la gestione delle raccolte su tutto il territorio nazionale. I partecipanti hanno sottolineato la necessità di un approccio realistico e pragmatico al restauro degli ecosistemi in Italia, considerando le specificità del contesto e la potenziale applicazione di nuove tecnologie, auspicando una maggiore attenzione alla formazione e al riconoscimento accademico del settore.
Dettagli
- Saluti e introduzione al webinar Rudy Becciolini, presidente dell’Ordine Dottori Agronomi e Dottori Forestali di Arezzo, ha aperto il seminario online, fornendo indicazioni tecniche ai partecipanti da remoto riguardo alle nuove modalità di interazione (00:00:00). Ha sottolineato l’importanza della formazione continua per gli iscritti e l’apertura dell’ordine a collaborazioni per ulteriori seminari e corsi (00:51:21).
- Collaborazione tra l’Ordine e il CREA Il direttore del CREA Prof. Piermaria Corona ha ribadito l’importanza della relazione con l’ordine, annunciando il rinnovo della convenzione in scadenza e sottolineando la reciproca utilità di questa collaborazione. Ha evidenziato il ruolo significativo del Know How nel settore forestale e la necessità di applicare la conoscenza, rendendo fondamentale il rapporto con gli operatori e i tecnici del settore (00:53:09).
- Legge europea sul ripristino della natura Il direttore del CREA ha espresso sorpresa per la rapida approvazione della legge europea sul ripristino della natura, evidenziandone la potenziale importanza. Ha sollevato la questione delle risorse finanziarie necessarie per la sua attuazione e ha menzionato l’importanza dell’elaborazione del National Restoration Plan entro il 2026 (00:54:43). Ha inoltre posto l’attenzione sull’articolo 6 relativo alle energie naturali rinnovabili, ritenendolo un aspetto critico e forse sottovalutato rispetto ad altri articoli come quelli riguardanti gli spazi urbani e il ripristino degli ecosistemi (00:56:17).
- Importanza del dibattito sul restauro forestale Il professor Mercurio ha ripreso le parole del direttore, sottolineando come il tema del restauro forestale sia rimasto in secondo piano in Italia per circa 15 anni (00:59:15). Si è auspicato che questo seminario possa essere l’inizio di un dibattito più ampio e di un confronto tra diverse idee e sensibilità sull’argomento, ringraziando l’ordine e il CREA per l’ospitalità e i relatori per la loro partecipazione (01:00:32).
- Invito e obiettivi iniziali il Dott. Raoul Romano ha espresso il proprio piacere per la partecipazione all’incontro, sottolineando l’importanza del contributo del settore forestale alle nuove politiche. Roberto ha evidenziato come il nuovo regolamento sia passato in sordina sia nel mondo forestale che agricolo, con una limitata partecipazione al dibattito scientifico nazionale (01:01:46). Il rischio principale è arrivare in ritardo rispetto al cronoprogramma degli impegni (01:02:51).
- Il Nuovo Regolamento sul Ripristino della Natura Il regolamento, uscito il 24 giugno 2004, è una normativa innovativa e fondamentale per l’attuazione di varie strategie e impegni internazionali, agendo come collante tra essi (01:03:58). Raoul Romano ha spiegato che il regolamento mira al ripristino attivo o passivo degli ecosistemi per migliorarne struttura e funzioni, conservando e rafforzando biodiversità e resilienza (01:12:35). Questa azione intenzionale serve a riavviare processi ecologici interrotti, spesso da cause antropiche (01:13:44).
- Definizione e Obiettivi del Ripristino Il ripristino della natura è definito come un processo volto a migliorare la struttura e le funzioni di un ecosistema per conservare e rafforzare biodiversità e resilienza (01:12:35). Raoul Romano ha chiarito che un ecosistema degradato ha perso la capacità di riprodursi e rinnovarsi (01:08:19). Il ripristino può essere passivo, lasciando che la natura si riprenda, o attivo, accelerando il processo con interventi umani (01:14:52).
- Importanza del Ripristino per l’Economia Raoul Romano ha sottolineato che il restauro degli ecosistemi garantisce la sopravvivenza delle economie locali e globali, non solo la tutela della biodiversità (01:17:07). Il restauro ecologico su vasta scala aumenterà i beni e servizi ecosistemici, contribuendo alla lotta ai cambiamenti climatici, alla sicurezza alimentare e all’approvvigionamento idrico (01:18:10). Secondo un’indagine, il 50% delle aziende produttrici in Europa ha un collegamento diretto con gli ecosistemi (01:28:51).
- Obiettivi Quantitativi del Regolamento Il regolamento prevede che gli Stati membri attuino misure di ripristino su almeno il 20% della terra ferma e delle aree marine dell’Unione Europea entro il 2030 e in tutti gli ecosistemi che ne necessitano entro il 2050. Questo va oltre la conservazione e l’imposizione di vincoli su ulteriori habitat, concentrandosi sul recupero di aree degradate al di fuori delle superfici già tutelate da Natura 2000 (01:18:10). Gli obiettivi generali includono il recupero a lungo termine della biodiversità, la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, il miglioramento della sicurezza alimentare e il rispetto degli impegni internazionali (01:19:26) (01:21:25).
- Target Specifici per Habitat ed Ecosistemi Il regolamento individua target specifici per diverse tipologie di habitat, tra cui quelli legati alla direttiva habitat (anche al di fuori di Natura 2000), le specie della biofauna, gli habitat marini, gli ecosistemi urbani (aumentando gli spazi verdi), la connettività dei fiumi (eliminando barriere), gli impollinatori, gli agroecosistemi e gli ecosistemi forestali (01:21:25). Per gli ecosistemi forestali, si punta a migliorarne la biodiversità attraverso indicatori come la bifauna e il legno morto, diversificando struttura e composizione e migliorando la connettività e la capacità di stoccare carbonio (01:25:15).
- Pianificazione Strategica e Coinvolgimento degli Stati Membri Il consideranda 65 del regolamento sottolinea che gli Stati membri dovrebbero pianificare strategicamente le misure di ripristino per massimizzarne l’efficacia, tenendo conto anche della mitigazione e dell’adattamento ai cambiamenti climatici e delle funzioni ecologiche, economiche e sociali degli ecosistemi (01:26:16). Gli Stati membri hanno flessibilità nel decidere quali misure adottare e dove conseguire gli obiettivi, individuando i settori necessari e i livelli soddisfacenti da raggiungere, nonché i tempi di attuazione (01:32:20).
- Indice del Piano Nazionale di Ripristino L’indice che viene richiesto agli Stati membri per il piano nazionale di ripristino include una quantificazione delle aree da ripristinare, la descrizione delle misure da attuare e di quelle per prevenire il deterioramento, gli indicatori di monitoraggio, il resoconto degli impatti socioeconomici, la descrizione del processo di consultazione pubblica, la calendarizzazione e l’indicazione delle risorse finanziarie (01:30:05). Entro settembre 2026, gli Stati membri devono presentare il loro piano d’azione per il ripristino (01:32:20).
- Finanziamento del Ripristino della Natura Il ripristino è considerato un investimento per il futuro, con un potenziale ritorno economico e socioeconomico di almeno €8 per ogni euro speso (01:34:25). Si stima un fabbisogno di finanziamento annuo tra i 6 e gli 8 miliardi di euro. L’attuazione della biodiversità attualmente si basa sui fondi per lo sviluppo rurale (FEASR), ma il regolamento sottolinea la necessità di rivedere l’impiego delle risorse e di considerare anche il sostegno privato e partenariati pubblico-privato (01:35:32).
- Uso dei Materiali Genetici nel Restauro Ambientale Fulvio Ducci ha evidenziato come ecosistemi sani forniscano servizi ecosistemici a lungo termine, stimolando la ripresa della biodiversità. Per il restauro ambientale è fondamentale l’uso corretto delle risorse genetiche forestali, aspetto spesso sottovalutato (01:42:20). Esiste uno stretto legame tra ecologia e genetica, considerando i fattori di adattamento e la variabilità intraspecifica delle specie (01:44:01).
- Importanza della Variabilità Genetica e della Filiera Vivaistica Fulvio Ducci ha sottolineato che la conoscenza della variabilità genetica intraspecifica e dei parametri genetici è fondamentale per il successo del ripristino. La filiera vivaistica nazionale non è ancora tecnicamente all’altezza di sostenere la richiesta di biodiversità specifica e genetica (01:49:22). Tuttavia, il Ministero dell’Agricoltura sta compiendo sforzi per aggiornare la legislazione e fornire supporto con il database delle risorse genetiche nazionali (01:50:44).
- Considerazioni sulle Specie Autoctone e Non Autoctone Fulvio Ducci ha evidenziato la necessità di considerare le popolazioni relitte di specie autoctone, rifugiatesi in determinate aree durante le glaciazioni e oggi a rischio per il cambiamento climatico (01:50:44). L’introduzione di specie autoctone senza tener conto della genetica di queste popolazioni marginali potrebbe essere dannosa (01:52:13). Si potrebbe iniziare a considerare l’utilizzo di specie non autoctone per la resilienza e la ricostituzione ambientale, come avviene in altri paesi europei (01:53:38).
- Servicoltura su Basi Genetiche e Cambiamento Climatico Fulvio Ducci ha spiegato come la conoscenza dei parametri genetici delle popolazioni forestali possa permettere scelte serviculturali più consapevoli, valutando la diversità all’interno di una popolazione e la sua spazializzazione (01:53:38). Questo approccio, già adottato dal CREA per i disciplinari di gestione dei boschi da seme, mira a migliorare la capacità adattativa dei materiali al cambiamento climatico (01:55:05). Lavorare sui microclimi all’interno del bosco può essere importante per la conservazione della variabilità genetica (01:58:02).
- Principi per l’Approvvigionamento di Materiale Genetico Fulvio Ducci ha indicato che, in genere, è consigliabile approvvigionarsi di materiali provenienti da zone limitrofe o da popolazioni imparentate, utilizzando il concetto di affinità ecologica o genetica. La letteratura scientifica fornisce sempre più informazioni sulla struttura genetica delle specie a livello nazionale. È necessario uno sforzo culturale per integrare queste conoscenze nella pratica forestale, anche se gli strumenti messi a disposizione dal Ministero dell’Agricoltura sono disponibili (01:59:44).
- Importanza del Materiale di Piantagione Qualificato e della Variabilità Genetica Fulvio Ducci ha sottolineato che nelle piantagioni produttive è preferibile usare materiali qualificati o controllati, mentre per mantenere la variabilità è meglio utilizzare materiali selezionati alla fonte. L’oratore ha evidenziato la limitata disponibilità di specie e provenienze nei vivai, spesso con raccolte effettuate su poche piante, causando una riduzione della variabilità genetica (02:01:15).
- Selezione Morfologica e Rischi per la Diversità Fulvio Ducci ha spiegato che la selezione delle piantine nei vivai basata sull’aspetto morfologico può ulteriormente ridurre la diversità genetica, in quanto le caratteristiche morfologiche ottimali non sempre corrispondono a una migliore capacità adattativa. Questa riduzione di variabilità rende le piantagioni più vulnerabili a patologie e cambiamenti ambientali, con possibili fallimenti nel tempo (02:02:57).
- Effetto Fondatore e Colli di Bottiglia Genetici Fulvio Ducci ha descritto come la raccolta di materiale da poche piante madri (effetto fondatore) e gli eventi catastrofici che riducono drasticamente le popolazioni (colli di bottiglia) limitino la variabilità genetica delle nuove generazioni (02:02:57). L’autoimpollinazione in alcune specie può ulteriormente esacerbare questo problema, riducendo ulteriormente la diversità genetica (02:04:22).
- Aspetti Epigenetici e Adattamento Ambientale Fulvio Ducci ha introdotto il concetto di effetti epigenetici, ovvero cambiamenti nell’espressione genica dovuti a stress ambientali, che possono influenzare l’adattamento delle piante a nuovi ambienti. Questi effetti possono essere sia positivi, stimolando l’attivazione di geni protettivi, sia negativi, esponendo l’organismo a malattie (02:05:54). È quindi cruciale considerare questi aspetti quando si spostano materiali genetici in ambienti diversi (02:07:19).
- Utilizzo delle Regioni di Provenienza e Conoscenza Genetica Fulvio Ducci ha menzionato le regioni di provenienza come strumento utile, basato sull’affinità ecologica, e ha sottolineato la disponibilità di informazioni sulla struttura genetica di molte specie principali a livello nazionale e regionale (02:07:19). La letteratura scientifica fornisce parametri per valutare l’adattabilità delle specie, evidenziando come alcuni caratteri fenotipici e di resistenza siano ereditabili (02:08:41).
- Importanza della Ricchezza Allelica ed Eterozigosi Fulvio Ducci ha spiegato che la ricchezza allelica di una popolazione è fondamentale per la sua capacità di reagire agli eventi ambientali, in quanto gli alleli sono le diverse varianti dei geni. Una maggiore frequenza di eterozigoti (individui con alleli misti) può conferire maggiore resistenza e resilienza a una popolazione rispetto a popolazioni ricche di omozigoti (02:10:13). Conservare questa ricchezza genetica (polimorfismo) è cruciale (02:11:42).
- Panmissia e Tasso di Consanguineità (F) Fulvio Ducci ha definito la panmissia come una popolazione ideale in cui tutti gli individui hanno la stessa probabilità di incrociarsi, rappresentando un equilibrio genetico di riferimento (02:13:04). L’allontanamento da questo equilibrio può indicare fattori di disturbo come malattie o eventi ecologici (02:14:21). Il tasso di consanguineità (F) è un parametro che permette di valutare questo allontanamento, basandosi sul rapporto tra eterozigoti osservati e attesi (02:15:42).
- Tecniche Genetiche nella Gestione Forestale e Vivaistica Fulvio Ducci ha evidenziato come l’istituto utilizzi tecniche genetiche e le stia sviluppando su diverse specie, anche nella selezione dei boschi da seme e nella redazione dei piani di gestione (02:17:14). L’analisi genetica permette di valutare l’adeguatezza dell’F e dell’eterozigosi, e le tecniche di spazializzazione dei dati GIS consentono di identificare cluster genetici importanti per la diversità. Questo approccio è uno strumento valido sia nella gestione selvicolturale che nella filiera vivaistica, permettendo anche di individuare colli di bottiglia (02:18:46).
- Storia e Attività del Centro Nazionale Carabinieri Biodiversità di Pieve Santo Stefano il Colonnello Alberto Veracini ha presentato il Centro Nazionale Carabinieri Biodiversità di Pieve Santo Stefano, ripercorrendo la sua storia dalle origini con la legge Luzzatti del 1910 e le successive evoluzioni normative (02:22:27). Ha sottolineato il ruolo sociale del centro nel tempo e le sue attuali competenze nella gestione della biodiversità forestale (02:29:29).
- Metodi di Raccolta Semi nel Passato e nel Presente il Colonnello Alberto Veracini ha illustrato i metodi di raccolta semi utilizzati nel passato, focalizzati principalmente sulla quantità per i rimboschimenti su vasta scala, spesso con poca attenzione alla sicurezza (02:31:05). Ha poi descritto le attuali pratiche di raccolta, evidenziando le limitazioni di personale e le difficoltà nel reperire un numero sufficiente di piante per alcune specie sporadiche (02:36:53).
- Evoluzione Normativa sulla Certificazione dei Materiali Forestali il Colonnello Alberto Veracini ha ripercorso l’evoluzione normativa in Italia riguardante l’identificazione e la certificazione dei materiali di base forestali, dalla legge 269 del 1974 al decreto legislativo 227 del 2001 e al successivo decreto 386 (02:38:22). Ha evidenziato alcune criticità e la mancanza di coordinamento tra le regioni nell’applicazione delle normative (02:41:30).
- Processo di Lavorazione e Selezione delle Sementi il Colonnello Alberto Veracini ha descritto il processo di lavorazione dei frutti e la selezione delle sementi, sottolineando come la necessità di ottenere lotti omogenei possa comportare una perdita di biodiversità (02:43:02). Ha illustrato le diverse macchine utilizzate per la pulizia e la selezione dei semi in base a dimensioni, forma, peso e colore, incluse la colonna densimetrica e la selezionatrice ottica (02:44:12).
- Conservazione e Analisi delle Sementi il Colonnello Alberto Veracini ha spiegato come i semi vengano conservati a un giusto livello di umidità e ha presentato il laboratorio semi del centro, dove vengono effettuate analisi di germinazione e valutato il peso dei 1000 semi (02:48:40). Ha inoltre descritto le attività di conservazione di specie rare in collaborazione con altre istituzioni, inclusa la raccolta, la semina e il ripianto in loco (02:50:06).
- Tecniche di Micropropagazione e Riproduzione di Specie Particolari il Colonnello Alberto Veracini ha accennato all’utilizzo del laboratorio di coltura in vitro per la micropropagazione, utile in casi di scarsa disponibilità di semi o difficoltà di germinazione, sottolineando l’importanza di mantenere il corredo genetico di specie rare. Sono stati forniti esempi di riproduzione di orchidee e del goniolimo (02:54:18).
- Ruolo Attuale del Centro nella Produzione Vivaistica e nel PNRR il Colonnello Alberto Veracini ha sottolineato come il Centro Nazionale Carabinieri Biodiversità possa essere uno strumento valido per la produzione di piante necessarie per iniziative di riforestazione, nonostante un periodo di minor interesse (02:54:18). Ha descritto il coinvolgimento del centro nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per la fornitura di milioni di piante e semi per la forestazione urbana, grazie alle scorte proprie e di altri vivai (02:57:07).
- Coinvolgimento degli Uffici Biodiversità nella Raccolta Semi per il PNRR il Colonnello Alberto Veracini ha illustrato l’iniziativa di coinvolgere tutti i 28 uffici della biodiversità distribuiti sul territorio nazionale nella raccolta di semi, al fine di garantire la disponibilità di materiale geneticamente idoneo per i progetti del PNRR, superando le limitazioni di provenienza locale. Sono stati organizzati corsi di formazione e forniti materiali per la raccolta a tutti gli uffici (02:59:31).
- Applicazione per la gestione delle raccolte il CUFA ha sviluppato un’applicazione mobile per georeferenziare ogni raccolta effettuata. Questo strumento permette di creare un database di conoscenze sulle raccolte, utile per localizzare le specie nel tempo anche in assenza di personale specifico (03:01:23) (03:03:50). L’applicazione include dettagli come la posizione GPS, il tipo di bosco, il tipo di raccolta e la quantità raccolta (03:02:35).
- Obiettivi e risultati del progetto PNRR L’applicazione è nata inizialmente per il PNRR, stimolando l’utilizzo della metodologia per ogni tipo di raccolta (03:05:05). Grazie al coinvolgimento degli uffici biodiversità a livello nazionale, sono state raccolte oltre 4 tonnellate di seme di 63 specie arboree e 59 arbustive, con una produzione stimata di oltre 3 milioni di piantine (03:06:24). il Colonnello Alberto Veracini sottolinea la concretezza del lavoro svolto, con corsi pratici per gli operai forestali e una conoscenza dettagliata delle raccolte per specie e localizzazione (03:07:47).
- Il concetto di restauro degli ecosistemi Il professor Mercurio introduce la discussione sul restauro degli ecosistemi, evidenziando la crescente sensibilità europea sui temi ambientali (03:11:55). Viene sottolineata la distinzione tra conservazione e restauro, con quest’ultimo inteso come un intervento attivo dell’uomo (03:42:35). Il professor Mercurio contesta la traduzione italiana di “restoration” con “ripristino”, ritenendola inadeguata perché implica un ritorno a uno stato primigenio irrealizzabile (03:43:50).
- Criticità della Nature Restoration Law Il professor Mercurio evidenzia come la Nature Restoration Law sia stata avversata, soprattutto dalle associazioni dei produttori agricoli, basandosi su un equivoco sul significato di restauro (03:51:24). Secondo il professore, nella sua elaborazione è mancato il coinvolgimento della comunità scientifica, lasciando spazio a ideologie e interessi economici. Viene sottolineata la fragilità del settore agricolo italiano, caratterizzato da molte piccole imprese familiari con una potenziale riluttanza al cambiamento (03:52:42).
- Opportunità e sfide per il restauro forestale Nonostante le criticità, il professor Mercurio riconosce le opportunità sociali ed economiche legate al restauro forestale, citando esempi storici di rimboschimento con finalità sociali (03:48:50). Per le misure forestali, l’articolo 12 si concentra su biodiversità, incendi, avifauna e stoccaggio del carbonio, mentre l’articolo 14 e l’annesso 7 si rifanno al concetto di “Closer to Nature Forestry” (03:56:20). Il professore esprime preoccupazione per una possibile interpretazione errata che porti all’eccessivo arricchimento di necromassa nei boschi (03:57:31).
- Tipologie di restauro in Italia Il professor Mercurio distingue tra restauro di sistemi di origine naturale, modificati dall’uomo ma generalmente funzionanti, dove l’obiettivo è funzionale ed ecologico. Per i sistemi di origine antropica, come i castagneti da frutto, il restauro può avere significati culturali, estetici, economici o produttivi (03:58:40). Infine, viene introdotto il tema dei “nuovi sistemi” e della gestione delle specie esotiche, un argomento poco discusso nella letteratura italiana (03:59:59).
- Specie esotiche e restauro realistico Il professor Mercurio ha sottolineato l’irrealismo dell’eliminazione totale delle specie esotiche in molti contesti (04:01:06). Ha proposto un approccio di restauro forestale pragmatico, considerando la loro utilità nella difesa del suolo o nella produzione, e liberando il restauro dall’ideologia (04:02:06).
- Degrado forestale e necessità di intervento Il professor Mercurio ha mostrato esempi di degrado forestale, evidenziando come in certi punti il sistema perda la sua resilienza e necessiti di interventi attivi, anziché affidarsi unicamente al naturale decorso che richiederebbe tempi lunghissimi (04:02:06).
- Definizione di restauro forestale attivo Il professor Mercurio ha definito il restauro forestale come un contenitore di azioni volte alla rifunzionalizzazione del sistema degradato, distinguendolo da un restauro passivo e sottolineando l’importanza di un approccio attivo che migliori o ricostruisca gli ambienti (04:04:13).
- Esempi di restauro attivo minimalista Il professor Mercurio ha presentato esempi di restauro attivo minimalista, come la recinzione per eliminare il fattore di degrado e favorire la rigenerazione naturale, e l’apertura di buche per mimare piccoli disturbi e stimolare la ricostituzione naturale (04:06:36).
- Tecniche innovative e metodo Miavaki modificato Il professor Mercurio ha menzionato l’uso di tecniche innovative come il metodo Miavaki modificato, adattato al contesto italiano, e l’interesse per l’applicazione di droni per la semina, con esempi di interventi riusciti in diverse aree (04:07:32) (04:13:31).
- Caso studio della miniera di Santa Barbara e altri interventi Il professor Mercurio ha citato il lavoro di recupero ambientale nella miniera di Santa Barbara come esempio significativo di restauro (04:08:52). Ha anche menzionato interventi sperimentali in Trentino a seguito di Vaia e Bostrico, e approcci innovativi al restauro in Veneto (04:09:56).
- Restauro minimalista e nuove tecnologie Il professor Mercurio ha proposto un “restauro minimalista” basato sull’innesco di processi naturali e sull’uso di nuove tecnologie, distanziandosi dall’approccio tradizionale di rimboschimenti intensivi (04:11:04). Ha evidenziato come la Nature Restoration Law, con la sua enfasi sulla piantumazione, sia distante da questa idea (04:12:12).
- Opportunità scientifiche e cambiamento di nomenclatura Il professor Mercurio ha segnalato le nuove declaratorie dei settori scientifici disciplinari, che ora includono il ripristino di sistemi e il recupero di aree degradate nel settore forestale (GR03) (04:15:30). Ha criticato il mondo accademico per la lentezza nell’aggiornare i concetti di restauro rispetto al ripristino (04:17:03).
- Ruolo dei professionisti e opportunità legislative Ordine Agronomi e Forestali Arezzo ha sottolineato il ruolo dei professionisti forestali nel restauro e le opportunità derivanti dall’articolo 15 della normativa, riguardante lavori preliminari, progettazione e monitoraggio (04:18:16). Ha evidenziato la necessità di formazione professionale in questo campo (04:19:16).
- SIRF e la mancanza di riconoscimento accademico Il professor Mercurio ha menzionato l’esistenza della SIRF (Società Italiana di Restauro Forestale), nata per affrontare queste tematiche, ma che ha incontrato difficoltà nel trovare riscontro nel mondo accademico (04:23:22). Ha espresso la necessità di unire diverse visioni sul restauro (04:25:44).
- Necessità di un approccio realistico al restauro in Italia Raoul Romano ha insistito sulla necessità di un approccio realistico al restauro in Italia, tenendo conto del contesto storico e ambientale specifico, diverso da altri paesi. Ha criticato visioni estreme come il rewilding sul 50% del territorio (04:26:36).
- Percezione pubblica distorta della Nature Restoration Law Raoul Romano ha evidenziato come la Nature Restoration Law sia stata percepita erroneamente come una vittoria degli ambientalisti e una sconfitta degli agricoltori, a causa della mancanza di una chiara spiegazione del concetto di restauro. Ha distinto il restauro dalla conservazione e protezione (04:27:50).
- Impatto di patogeni e necessità di un inquadramento giuridico Raoul Romano ha illustrato l’impatto di patogeni come Biscognauxia sul cerro e la tumaiella nel Lazio, sottolineando come i professionisti si trovino spesso a gestire tali emergenze senza adeguati strumenti giuridici e finanziari (04:28:54).
- Difficoltà di intervento del settore privato e caso di Castelfusano il Dottor Leonardo Nocentini ha evidenziato le difficoltà del settore privato nell’intervenire in situazioni di degrado a causa della mancanza di sostegno finanziario e giuridico (04:30:12). Ha descritto il caso di Castelfusano, dove le difficoltà economiche e culturali hanno ostacolato un intervento efficace contro la perdita della pineta (04:31:28).
- Perdita del patrimonio culturale e necessità di nuove strategie Raoul Romano ha sottolineato la perdita del patrimonio culturale legato al paesaggio della pineta e la necessità di ripensare le strategie di recupero ecofunzionale, considerando anche i cambiamenti climatici (04:34:18).
- Rischio di fallimento della Nature Restoration Law come Rete Natura 2000 Raoul Romano ha espresso il timore che la Nature Restoration Law possa fallire come Rete Natura 2000 in Italia, a causa di un’applicazione rigida e lontana dalle realtà locali, favorendo una conservazione statica inadatta ai cambiamenti climatici (04:36:47).
- Importanza dei servizi ecosistemici e ruolo della selvicoltura Raoul Romano ha evidenziato l’importanza dei servizi ecosistemici, che vanno oltre l’assorbimento del carbonio, includendo la gestione idrogeologica, la fornitura di acqua pulita e la possibilità di utilizzare il legno come alternativa sostenibile (04:38:50).
- Opportunità del legno come materiale sostenibile Raoul Romano ha descritto una ricerca su un nuovo materiale legnoso con elevate capacità strutturali, sottolineando il potenziale del legno nel ridurre l’impronta carbonica rispetto al cemento (04:40:06). Ha evidenziato la necessità che i forestali siano attivi nel promuovere tali soluzioni (04:42:12).
- Autonomia alimentare e ruolo dei boschi Raoul Romano ha discusso il legame tra autonomia alimentare e superfici boschive, citando esempi di progetti regionali che integrano nuove aree boschive nel paesaggio agricolo con benefici ambientali (04:42:12). Ha sottolineato la necessità di un passo culturale e della presenza attiva dei forestali (04:43:17).
- Vulnerabilità genetica delle specie introdotte Fulvio Ducci ha evidenziato la vulnerabilità genetica del pino domestico in Italia, introdotto da un nucleo ristretto di piante, rendendolo suscettibile agli attacchi patogeni (04:44:27). Ha sottolineato come una maggiore diversità genetica potrebbe aumentare la resilienza (04:45:43).
- Necessità di formazione specifica sul nuovo regolamento Ordine Agronomi e Forestali Arezzo ha riportato la riflessione di un iscritto (Mauro Frosini) sulla necessità di formazione specificamente orientata agli obiettivi del nuovo regolamento comunitario, in particolare per i laureati in scienze agrarie, con lacune in ecologia e biodiversità (04:45:43).
- Criticità nella gestione dei Siti Natura 2000 in Italia Mauro Frosini ha riportato la riflessione sulla rigidità nella gestione dei Siti Natura 2000 in Italia, focalizzata sulla conservazione degli habitat esistenti e sulla rendicontazione all’UE, spesso senza considerare la loro evoluzione o scomparsa (04:47:20).
- Differenze di approccio alla gestione dei Siti Natura 2000 in Europa Raoul Romano ha evidenziato come in altri paesi europei, fin dall’inizio, ci si sia preoccupati della gestione attiva dei Siti Natura 2000 e del coinvolgimento degli attori locali, a differenza dell’Italia, più concentrata su misure regolamentari (04:48:47).
- Esperienze positive di gestione delle aree protette a livello locale Mauro Frosini ha menzionato esperienze positive di gestione delle aree protette a livello provinciale (Arezzo), con buone pratiche che hanno portato a risultati in termini di conservazione e miglioramento ambientale, pur con le limitazioni degli strumenti (04:51:23) (04:55:22).
- Disomogeneità delle realtà al di fuori dei Siti Natura 2000 Raoul Romano ha sottolineato la grande disomogeneità delle realtà e delle esperienze di gestione ambientale al di fuori dei Siti Natura 2000 in Italia (04:52:27).
- Rete ecologica provinciale come strumento di conoscenza e pianificazione Mauro Frosini ha presentato la rete ecologica a livello provinciale di Arezzo come uno strumento per strutturare le conoscenze, disponibile per la consultazione e integrato nel piano territoriale di coordinamento, fornendo indirizzi per la gestione del territorio (04:53:37).
- Evoluzione e interpretazione di Rete Natura 2000 in Europa e in Italia Raoul Romano ha accennato all’evoluzione di Rete Natura 2000 e alle diverse interpretazioni in Europa e in Italia, con quest’ultima caratterizzata da vincoli più restrittivi che spesso portano all’abbandono (04:56:28). Ha criticato l’indennità Natura 2000 italiana come un’indennità al non fare (04:58:35).
- Necessità di valorizzare le buone prassi nelle aree Natura 2000 Raoul Romano ha sottolineato la necessità di applicare indirizzi e valorizzare le buone prassi nelle aree Natura 2000, trasformandole in laboratori per sperimentare soluzioni da applicare anche al di fuori, come previsto dalla legge sui parchi del 1991 (04:58:35).
- Chiusura dei lavori e ringraziamenti Rudy Becciolini ha dichiarato chiusi i lavori, ringraziando i relatori e acconsentendo all’utilizzo delle presentazioni (04:58:35).